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Antonio Russo
Antonio Russo
medico e collezionista
Fare una valigia che ti serva per 24 ore , non è facile . Quello che ci metti dentro deve in un qualche modo rappresentarti e nello stesso modo esserti utile. Cosa vorrei con me in queste immaginarie 24 ore. Vorrei me, vorrei quello che io sento, vorrei quello che io sono. Vorrei le mie “passioni” . S,, le vorrei con me, vorrei che rappresentassero tutto quello che io sono, so e che devo ancora imparare e scoprire. Cosa sarebbe la vita senza passioni? Sarebbe un susseguirsi di giorni impegnati o non , sarebbe piena, ma non divertente, non da “brivido”. Ho avuto la fortuna di fare un lavoro che è da sempre la mia passione. Lavoro con amore e dedizione :non mi pesa lavorare, certo è complesso, è di responsabilità, ma quando si AMA ci si assume una responsabilità . Quella di dare e di darsi. Io amo il mio lavoro, non potrei e non posso farne uno diverso. Nella mia valigia ideale c’e quello che rappresenta il mio lavoro. Ci sono anche tracce delle altre mie passioni : sono un accanito, sentimentale, culturalmente profondo ,collezionista di “fashion dolls” dette anche ” bambole alla moda”. Coltivo questo interesse, e studio profondamente la materia e mi informo costantemente . Collezionare è sapere, conoscere , approfondire, scoprire e possedere. Delle mie cose conosco tutto perfino la composizione delle plastiche di cui sono fatte e ho ancora tanto da sapere e da scoprire. Sono convinto di avere radici “classiche”, presuntuosamente ellenistiche affondate nella terra della mia città. Amo la storia, amo l’arte antica, amo l’archeologia amo la letteratura antica . Nella mia valigia ideale ho inserito un libro di poesia greca, Ho scelto “Saffo sonetti ed epigrammi” per la profondità del pensiero per la bellezza dello scritto, addirittura per la bellezza estetica del verso in greco antico, non soltanto verso poetico, ma immagine grafica di un sentimento. Il blu in ogni sua sfumatura è indubbiamente un colore che mi rappresenta e mi significa . Blu colore primario , blu come il cielo, come il mare, come un sentimento talora triste, ma non angosciante , blu riposante, blu che si mescola con ogni altro colore e crea sfumature inimmaginabili ,blu che non possiede tonalità di rosso, ma non è un colore freddo blu come l’infinito. Scelgo spesso tutto blu perché è un colore allo stesso momento classico , ma attuale.Le giacche classiche e importanti sono spesso blu, nello stesso modo in cui sono blu i jeans . Infine mai dare poca importanza alla cura di se stessi e alla idea che si da di se agli altri. Curarsi è una forma di rispetto primario verso di noi , secondario verso gli altri . Come si potrebbe viaggiare senza avere con sé il minimo necessario per la cura dell propria persona ? Una curiosità: stendere la schiuma o il sapone da barba con il pennello di setola, mi da il tempo di pensare, di riflettere ogni mattina sul nuovo giorno, di apprezzare quello che ho e anche quello che non ho oppure ho perso , di teorizzare ragionare e progettare . Pensare, e credere che la vita alla fine sia profonda come un mare blu e luminosa come un cielo azzurro e limpido ,è un’altra delle mie PASSIONI.

Sine Cura
Sine cura
Il progetto Sine Cura offre una riflessione sul concetto di circolazione umana libera e regolare, ragionando sulle sue molteplicità di contraddizioni.
Il controllo a cui ci sottoponiamo per accedere a macro aree, come un paese, o micro aree, come una banca, riducono la nostra libertà.
Accogliere, senza preoccupazione, è il patto alla base di ogni tipo di rapporto, che esso sia di natura pubblica o privata.
Una valigia, come le tasche di una giacca, sono contenitori di oggetti personali che talvolta esprimono intenzionalità e rivelano il reale grado di libertà di ciascun individuo. Nella visione Sine cura diviene necessario, pertanto, filtrare qualsiasi esperienza antropologica per rendere tutti uguali e affidabili dal punto di vista della sicurezza.
Si può controllare il pensiero altrui e decidere di ignorarlo?
Si affida il controllo e la sicurezza a sempre più sofisticate barriere tecnologiche rendendo gli spostamenti condizionati e omologati.

Rassegna Fammi spazio 3 marzo intervento al MAAM
Fammi spazio
a cura di Graziella Melania Geraci
3 marzo ore 12.00
MAAM_Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz
Via Prenestina 913-Roma
Sabato 3 marzo alle ore 12.00 il MAAM _Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz accoglie l’evento Fammi spazio a cura di Graziella Melania Geraci. Il progetto nasce dalla presa di coscienza e dall’osservazione diretta dalla situazione del MAAM e dell’idea che cerca di proteggerne i residenti.
Giovanni Battimiello, Ezia Mitolo e Giacomo Montanaro contribuiranno con le proprie opere alla costruzione della barricata d’arte che ne difende gli occupanti, i tre artisti si faranno spazio nell’ipertrofia espositiva del MAAM che sembra dar vita ad un’unica grande installazione.
Fammi spazio e’ non solo la ricerca di un luogo fisico e anche mentale dove ubicare le opere ma e’ soprattutto una riflessione ispirata a quella necessita’che ha spinto le persone che vivono al MAAM a conquistare un posto quale diritto ad avere una casa,
Le opere dei tre artisti prendono il via dalla storia del luogo e da chi ci vive, cosi’ l’installazione di Giovanni Battimiello ripropone l’eterna costruzione che porta ad essere il MAAM un cantiere perenne e in divenire. L’opera dichiara che la riqualificazione è in atto e passa attraverso la presenza e il lavoro degli abitanti del MAAM.
Mediante la rappresentazione di una tavola da gioco, realizzata con acidi su carta fotografica e installata su uno dei tavoli della cucina, Giacomo Montanaro invita all’interazione e all’incontro gli abitanti e i visitatori del MAAM. Lo scambio verra’ proposto anche nella sua performance Fammi spazio, che si terra’ sabato 3 marzo alle ore 12.00, durante la quale dipingera’ dal vivo con acidi su carta fotografica ispirandosi all’energia delle persone e del luogo.
Ezia Mitolo mette in atto il progetto A ognuno i suoi occhi_ Questi muri siamo noi sul concetto di appartenenza al luogo in cui si vive. L’artista fotografera’ gli occhi degli abitanti del MAAM, le piccole immagini fotografiche ritagliate e accoppiate saranno collocate, il 3 marzo dalle ore 12.00, in buchi dei muri dello stabile, creando sguardi che si fondono con l’ambiente. Un piccolo riquadro bianco sara’ lo spazio in cui coloro a cui appartengono gli occhi, riconoscendosi, potranno commentare la domanda “perchè questo posto è il tuo posto?” lasciando una loro testimonianza scritta.
Info: 3475999666 grazie.geraci@gmail.com

Gli abitanti del M.A.A.M.
Gli abitanti del M.A.A.M.
L’installazione presentata al M.A.A.M. testimonia che il recupero del luogo è in atto, che il sito dismesso dell’ex salumificio della Fiorucci di via Prenestina in Roma si sta rigenerando con modalità non speculative e si sta rimodellando a seconda delle esigenze e delle possibilità delle diverse persone che lo abitano. L’impalcatura individua un luogo di lavoro, la rete di recinzione e la schermatura in plastica ostacolano la vista dell’interno, ma al contempo delimitano il cantiere che si illumina e si anima di suoni, i quali rimandano ad una attività in corso.

Li Cunti
Li cunti
Oltre lo sguardo c’è la memoria, il nostro scrigno dei ricordi: il tempo non cancella le emozioni e i sentimenti. Li Cùnti è un luogo che accoglie e parla di se, del suo passato e del suo presente. Le voci narranti si intrecciano, ma non si ostacolano e come un fluido scorrono e donano al racconto i suoni e il ritmo della loro terra.